La sequenza millenaria

Continua il nostro viaggio negli studi di Michele Proclamato – Questo articolo e’ stato diviso in tre parti (Ottobre – Novembre – Dicembre 2007)

“LA SEQUENZA MILLENARIA”

Una delle mie poche, ma assolute  certezze, in questa parte dei miei studi, è costituita dal fatto che fra Storia Umana  e Cerchi  nel Grano vi è un’unica soluzione di continuità, costituita, come avevo accennato, da un “solo” sapere,  da me definito “sonico”, la cui interpretazione  ed utilizzo rappresenta la base, ormai dimostrata, di una scienza umana chiaramente “impossibile” poiché presente sulla Terra da “sempre”. Questo articolo lo dedicherò, come altri,  a dimostrare come sono stato “costretto” a giungere a tale conclusione, quali sono stati i passaggi principali che mi hanno, in qualche modo, convinto e portato ad una tale asserzione. Sarò obbligato, come spesso farò in seguito, ad utilizzare immagini e foto che si riveleranno utilissime anche per chi, come voi, dovrà per la prima volta, prendere atto e contatto con il mondo Sonico – Vibrazionale dell’Ottava, un mondo che in passato ed ora nuovamente, spero, ritorni ad essere “la norma” .

La Dote sconosciuta

Tutto è cominciato pochi anni fa, esattamente nella mia città, l’Aquila, di fronte al Rosone centrale della basilica di Collemaggio, un gioiello misterico medioevale dalla storia tanto avvincente quanto controversa, tema sicuramente di un‘altro appuntamento telematico. Mai mi ero posto una domanda, piuttosto logica devo dire, riguardante la mia innaturale attrazione per quel particolare architettonico della Basilica,  alla luce del fatto che, come presto me ne avvidi, tutta quella costruzione rappresentava per me, e non solo, un polo di attrazione molto, molto particolare. Comunque, durante l’inizio di una delle mie visite, rimasi, come al solito, ad osservare a lungo, in completo silenzio, quel magnifico Mandala in pietra e, nonostante ciò fosse successo decine di volte, mi accorsi che in quell’occasione qualcosa di estremamente semplice e diverso stava prendendo il posto della mia silenziosa contemplazione: stavo contando. Sì ,in maniera molto naturale, quasi puerile, mi ritrovai come un bambino stupito, a contare con la punta del dito indicele braccia di quel Rosone e,  d’istinto, mi accorsi che quell’opera era semplicemente suddivisa in “cinque” parti ben distinte così suddivise:

una zona centrale costituita da quello che sembrava un fiore a “8 petali “, a cui seguiva una seconda caratterizzata da 12 braccia, tutte terminanti con “due“ strane conformazioni che, all’occorrenza, definii mezzi-busti, vista la loro somiglianza “televisiva” che, praticamente, costituiva una terza zona. Il Rosone proseguiva con  altre 24 braccia, la quarta zona, anch’esse terminanti con i soliti “mezzi-busti” a costituire la quinta area di suddivisione. Vedevo in quell’opera un ordine numerico meritevole di attenzione e quindi, con calma, riassunsi il tutto a livello numerico in questo modo:

36 braccia -12+24

72 mezzibusti -24+48

Il tutto proveniente da quel “cuore” floreale a Otto petali. Immediatamente mi accorsi che avevo gli estremi per un’operazione molto semplice, ma dai risvolti direi impensabili. Era possibile, infatti, utilizzare numericamente il Rosone in un’unica operazione principale, così facilmente riassumibile 36×72= 2592. Ora, per chi, come penso, non sia molto avvezzo a riconoscere numericamente un famoso fenomeno assiale terrestre, voglio dire subito che quell’operazione corrispondeva, anche se in modo simbolico, alla Precessione degli Equinozi. In pieno Oscurantismo medioevale il Costruttore di Collemaggio, CelestinoV, aveva concepito un’opera d’arte capace anche e soprattutto, di essere pura informazione, di una raffinatezza scientifica tra l’altro unica; quel luogo sacro aveva, proprio sulla sua facciata, da secoli, un’informazione “impossibile”.  Voi direte, con ragione, cosa  tutto ciò possa centrare con un fenomeno come i Cerchi nel Grano, spesso considerato extraterrestre e sicuramente recente, e io sarò costretto ad chiedervi come spesso mi succederà, un po’ della vostra pazienza, poiché come sono stato costretto ad imparare, nulla, sulla nostra Terra succede senza ragione, ma soprattutto nulla, senza “storia”. Come dicevo, ora sapevo che il Rosone centrale di Collemaggio “parlava”, lo faceva numericamente sì, ma da secoli si comportava così, era quindi importantissimo per me capire “PERCHE”. Inoltre, e ciò fu fondamentale per i miei studi, mi resi conto che in me esisteva una “dote“ sconosciuta , che mi permetteva di “vedere”: cosa, in quel momento, ancora non lo sapevo.

Il Mulino Precessionale

Chiaramente intrapresi una personale “corsa” nel raggiungere il maggior numero di informazioni riguardanti il fenomeno assiale terrestre e molto appresi pur non condividendo, attraverso un testo del 1969 di un accademico americano, il Santillana, il qualesapeva molto sulla Precessione, alla luce dei  suoi accurati e documentati studi, i quali lo portarono ad una conclusione piuttosto “disastrosa”. Egli infatti si era reso conto che i valori numerici precessionali come il 18, 36, 54, 72, 144, 432 ecc., erano strettamente collegati a tutti i miti e le religioni del Mondo proprio per, secondo lui, sfruttare un fenomeno millenario, come mezzo e non dimenticare determinati appuntamenti ciclici dal risultato piuttosto catastrofico come diluvi e terremoti. La Precessione era, in poche parole, un orologio dal ticchettio distruttivo, la qual cosa era per me superficiale ed inaccettabile. La scienza oggi ci dice che, a causa dell’attrazione congiunta Luni-Solare, l’asse terrestre si sposta disegnando nel cielo un’ipotetica ellisse, della durata di “quasi“ 25920 anni, il tutto suddiviso in 12 appuntamenti “mensili”, pari a circa 2160 anni, appuntamenti da sempre “definiti” a livello Zodiacale. Fra pochi decenni passeremo dai Pesci all’Acquario e nel preciso istante in cui ciò avverrà, all’Equinozio di Primavera, il sole sorgerà mantenendo in modo Eliaco  dietro di sé la nuova Costellazione per tutta la durata del “mese“ precessionale, definito comunemente Platonico. Anche in questo caso, anche se il fenomeno era descritto in modo formalmente corretto, ”sentivo” che qualcosa continuava a sfuggirmi, alla luce soprattutto del fatto che la Precessione fu, per tutte le civiltà del passato, qualcosa di estremamente importante, tanto da decidere, attraverso i suoi appuntamenti millenari, quali sarebbero stati i riferimenti simbolici a cui l’arte e la religione si sarebbero ispirate. Ma qualcosa mi sfuggiva, ne ero sicuro. Se solo avessi saputo o immaginato come proprio in quel preciso istante ero vicino ai Crop !

Solstizio aquilano

Le mie letture mi avevano portato ad appurare come l’uomo, a livello soprattutto fisiologico, fosse assolutamente “assiale”, egli infatti utilizzava in media 26000 atti respiratori nell’arco delle 24 ore, così come il cuore pompava in media 7200 litri di sangue sempre giornalmente, per non parlare del peso medio neonatale, intorno ai 2kg e 600 grammi, a cui si aggiungeva la sua durata media di vita di 72 anni,  o le 26 ossa dei suo piede ecc ecc. A ciò bisognava comunque aggiungere l’anomala disposizione Longitudinale dei siti sacri più importanti del Mondo, anch’essi disposti secondo multipli o frazioni precessionali, ma soprattutto mi resi conto che, su tutto, poteva “dominare” un fenomeno che, con molta semplicità, si ripeteva proprio attraverso il mio Rosone da centinaia d’anni sempre nella basilica di Collemaggio: il Solstizio d’estate. Fu osservando questo evento annuale che ottenni l’informazione primaria per poter capire la motivazione della  presenza della Precessione nel Rosone centrale di Collemaggio e non solo. Infatti, durante l’evento solstiziale, il rosone rifletteva la sua informazione precessionale sotto forma di un’ombra solare, di aspetto circolare, in un luogo ben preciso del pavimento Celestiniano, un luogo  destinato a diventare il fulcro del mio studio “sonico”, la” chiave” interpretativa di molti  miei perché.

Fra navata e transetto, uno spazio definito “Labirinto”, per la sua conformazione simbolica, era stato prescelto per ospitare il sunto solare del “mio” rosone.  In quel momento il tutto mi appariva,  molto superficialmente, costituito da “SEI” cerchi tutti intimamente uniti dove l’ombra circolare del Rosone centrale era destinato a crearne un” Settimo”. Ci volle qualche anno perché  mi rendessi conto che quel fenomeno  Solstiziale utilizzava gli stessi riferimenti simbolici e geometrici di molti Cerchi nel Grano apparsi un po’ ovunque nel Mondo; in pratica in quella basilica erano più di settecento anni che i Crop si ripetevano, ma questo lo vedremo in seguito. Era chiaro  che Labirinto e Rosone dovevano essere uniti dalla stessa informazione, ma come  e perché, era tutto ancora da stabilire. Ricorsi nuovamente all’intuito, in modo istintivo, ed una mattina d’inverno decisi finalmente di “misurare” quel punto così “solare” della basilica. Devo subito ammettere che tutto ciò non “doveva” avere nessun senso in quanto, sicuramente, l’unità di misura utilizzata per la costruzione di quel luogo sacro non poteva essere il “metro”, codificato con una certa precisione e per la prima volta solo nel 1790, ma, inaspettatamente, ottenni dei riferimenti metrici completamente “attesi”. Quei SEI cerchi avevano “senza dubbio” un diametro di 2 metri e 88centimetri, la loro somma pari a 17metri e 28 centimetri, rappresentava quindi un sistema metrico per indicare, a livello temporale, i 2\3 della Precessione, in altre parole il Tempo era stato trasformato in Spazio, per  costruire il Labirinto, il tutto Settecento anni prima di Einstein.

La ricerca mesopotamica

Avevo finalmente un riferimento numerico da seguire e  a quel punto dei miei studi si rivelò fondamentale. Intanto mi resi conto che la maggiore ricorrenza religiosa della mia città, la Perdonanza, si consumava invariabilmente da centinaia d’anni il 28/8, in più venni a sapere che il futuro Papa Celestino V, volle inaugurare la sua creatura 12 anni prima della sua ultimazione, alla presenza di 8 vescovi, proprio nel 1288, la qual cosa, viste le sue postume decisioni papali, mi lasciava piuttosto interdetto. Non riuscivo a rendermi conto che ormai avevo innescato la mia “Sincronicità” e nulla doveva o poteva stupirmi. Fu una foto  del leggendario dio Anu che mi mise sulle tracce del “mio” riferimento, nella terra del Tigri e dell’Eufrate, improvvisamente, senza nessun limite di  tempo o spazio, inseguivo un ”sapere”, in quel momento, per me, ancora  e solo misterioso.

Il dio Anu era, per i primi popoli mesopotamici, colui che portò all’uomo, sapere e conoscenze tali, da elevare la sua situazione quasi animalesca, al rango di essere civilizzato. Chiaramente anfibio, (vedremo poi perché) la sua immagine era tuttora presente in alcuni “cilindri” millenari conservati  nei musei più importanti del mondo. La cosa che mi aveva comunque colpito in lui,  a parte la sua composita immagine, erano i suoi “polsi”: egli, infatti, portava con disinvoltura  degli ”orologi” la cui conformazione era la stessa del Cuore del Rosone centrale di Collemaggio. Otto petali circondavano un riferimento sferico centrale, millenni prima che Celestino V costruisse la sua basilica includendo lo stesso “riferimento” nel suo rosone.

La cosa era sufficiente ad eleggere la Mesopotamia e la sua storia,  a terreno di studio. Non tardai molto, utilizzando Internet, a scoprire presso il British Museum a Londra, una stele Sumera, la cui traduzione cuneiforme conservava le mie “misure”aquilane. Il Beroso, ultimo storico babilonese, lo diceva, inascoltato, centinaia di anni prima di Cristo che  esistevano città e re prima del Diluvio, nella terra dei Due fiumi e la stele ora “londinese”, lo confermava attraverso una descrizione accurata, direi incredibilmente accurata, di quei re e di quelle città che comunque continuavano a stupire gli “esperti” di tutto il mondo, per un motivo ben preciso: i millenari periodi di Regno di quei sovrani antidiluviani. In pratica e molto sinteticamente, la  LISTA SUMERA DEI RE diceva che in 5 città regnarono 8 re attraverso archi di tempo ”poco umani”, ma che, senza dubbio, furono anche di ”28800” anni, il tutto si sommava in un computo temporale pari a 2412000 anni, il tutto prima del Diluvio. Lascio immaginare a chi, come me, leggerà la ”Lista” quante stranezze essa sembra custodire, il guaio è che quelle presunte stranezze, mi resi conto col tempo, rappresentano un sunto conoscitivo di primissima qualità, peccato che la stele, dall’esame al carbonio, risultasse di quasi 5000 anni fa, mentre la sua descrizione era presumibilmente antidiluviana.

Un Rosone Sumero

Considerai con molta attenzione l’informazione della Lista, in quanto i riferimenti temporali erano quantomeno simili ai diametri dei Sei cerchi del labirinto aquilano e mi resi conto, con innegabile stupore, che in quella descrizione antidiluviana vi era lo ”schema”

del ”Rosone centrale di Collemaggio”. Era sufficiente  sostituire  re e città e, numericamente, la cosa combaciava perfettamente. Se ricorderete, il Rosone partiva con un cuore floreale di 8 petali, come i re,  si suddivideva in 5 parti, come le città Sumere ed infine era caratterizzato da 24 + 12  braccia, da me sommate per l’operazione precessionale, braccia che riapparivano nella “somma” dei periodi regnanti della lista, sotto forma di “anni”. A tutto ciò bisognava però aggiungere il riferimento sempre regnante di alcuni re che ripeteva in modo,  a questo punto perentorio, il diametro dei cerchi di Collemaggio, insomma buona parte della struttura informativa e costruttiva della Basilica  aquilana, era stata codificata in un periodo “Antidiluviano”. Ero esterefatto.

Michele proclamato

NOVEMBRE – RUBRICA “L’ALTRA STORIA” a cura di MICHELE PROCLAMATO

“LA SEQUENZA MILLENARIA” SECONDA PARTE

Certo, il sapere come i riferimenti metrici del labirinto di Collemaggio fossero parte della “Lista”, fu una grande sorpresa, ma la cosa non aggiungeva nulla alla soluzione dei miei perché. In fondo se l’informazione del ”mio“ Rosone  era riflessa all’interno  del Labirinto, una spiegazione doveva esserci ed io ero intenzionato a trovarla; chiaramente  non immaginavo che avrei trovato un valido alleato nel sapere di:  Pitagora.

Da Pitagora alla Goccia d’Acqua Precessionale Sembrava infatti che Pitagora, rivolgendosi ai suoi adepti più promettenti, nella sua scuola Crotonese,  spesso facesse riferimento al “come“ un ipotetico essere divino, avesse concepito l’Universo.

Egli, infatti, spiegava che, attraverso pochi intervalli di “Quinta”, tutto intorno a noi era apparso. Chiramente, dovetti documentarmi per capire “almeno” come era composto un simile intervallo “musicale” e la cosa non fu affatto complicata, in quanto era sufficiente “prendere” una corda “vibrante“, dividerla in TRE parti, quindi prenderne in considerazione i suoi 2\3 ed il gioco era fatto. Ma qui il sapere pitagorico dava un cenno della sue altissime capacità, egli, infatti, in modo molto più preciso, specificava quanti erano gli intervalli utilizzati da questo Dio, a questo punto, palesemente sonico, egli infatti specificava che gli intervalli creativi erano esattamente 5. Cinque Quinte erano la base sonica creativa dell’Universo, per Pitagora, secoli prima della venuta di Cristo. La cosa non era male, visto che solo da alcuni decenni abbiamo iniziato solo a teorizzare, attraverso la fisica quantistica, la composizione vibrazionale della materia, comunque, a parte queste piccole divagazioni, seppi poi che proprio il mondo della Musica, sintetizzava la somma di quei 5 intervalli creativi, attraverso una semplicissima formula numerica  cosi rappresentabile: 5 Quinte sono quasi (vi è un minimo scarto, quasi non computabile) pari a TRE OTTAVE, simbolicamente descritte in questo modo: “888”.

Era quindi chiaro che il Labirinto non era solo, come avevo superficialmente inteso, costituito da “SEI” cerchi, ma soprattutto esso era, palesemente costituito da TRE OTTO, intimamente uniti e orfani del loro Settimo cerchio solstiziale. Il Labirinto, alla luce dei miei studi, cominciava ad assumere le caratteristiche  di un luogo capace di “spiegare” come il “suono” fosse, probabilmente, alla base della Creazione. Decisi immediatamente di continuare a seguire il filone “musicale” e, con molta curiosità, esaminai come le Ottave facessero parte del sapere costruttivo dei tasti di un pianoforte.

Mi resi quindi conto che, fra le Ottave presenti fra gli Acuti, il RE era capace di vibrare a 288 frequenze al secondo, esattamente come i diametri del Labirinto indicavano; quindi, per quanto incredibile, il fenomeno Precessionale rimaneva inaspettatamente collegato al suono alla creazione, perché? Fu una scienza semiufficiale come la Cimatica, a darmi le prime risposte, ad unire i primi tasselli che mi avrebbero portato nel mondo dei Crop a cospetto della Scienza sonica degli Dei. La scienza in questione, molto sinteticamente, fin dalla fine dell’Ottocento, per arrivare al 1969, a cui risalgono gli ultimi esperimenti ufficiali, nacque avendo come unico fine quello di studiare come, alcuni tipi di materia, fossero in grado di “disporsi“ una volta sottoposti a determinati influssi sonori.  Per chi non lo sapesse, i primi esperimenti in questo campo, li fece Leonardo da Vinci, alcuni secoli prima del Chandly e tanto più del Jenny. Tornando a noi, la mia attenzione si appuntò su una foto riguardante la “disposizione“ assunta da una goccia d’acqua sottoposta all’influsso vibrazionale di una nota ben precisa: il “DO”.

Osservai con attenzione quell’immagine fino a quando, esattamente come avevo fatto per il Rosone centrale di Collemaggio, iniziai a contare. Di fronte a me apparivano 12 braccia, le quali a loro volta, risultavano suddivise da dei “nodi” sonici in TRE parti, esattamente come TRE, erano gli spazi che dividevano la braccia nella loro disposizione. Numericamente, quella goccia d’acqua era costituita da 72 parti, esattamente come 72 sono gli anni che l’asse terrestre utilizza per spostarsi di 1 solo Grado, nella sua corsa precessionale di 360°.  Era possibile, utilizzando le parti delle  Braccia e le Zone da esse custodite,  eseguire la stessa operazione matematica alla base del Rosone aquilano, come della Precessione; una goccia d’acqua si comportava come l’asse terrestre ed il motivo era uno solo per ambedue: il “SUONO”.  La Terra, con la sua immensa massa d’acqua, esattamente come la Goccia, era ed è estremamente sensibile al suono, o meglio, a 12 suoni che dettano il movimento assiale, direzionandolo come l’ago di una Bussola verso i suoi millenari appuntamenti zodiacali. L’informazione precessionale del Rosone si rifletteva nel Labirinto, poiché nel Medioevo e probabilmente molto prima, come la Lista Sumera faceva supporre, qualcuno sapeva che il “Suono“ dettava appuntamenti planetari come la Precessione, a cui, molto probabilmente, bisognava aggiungerne altri, per ricaduta, di tipo stellare, se non galattico. La “MUSICA” delle sfere non era una “leggenda”, ma una “realtà“. A questo punto era altrettanto chiaro il fatto che, i Rosoni, erano la magnifica applicazione di una scienza architettonica di tipo sonico, la cui provenienza era quanto mai discutibile. Rimaneva comunque “curioso“ il fatto che la “sequenza” utilizzata per redigere la Lista Sumera,  come per costruire il Rosone aquilano, questa volta si ripeteva nel macrocosmo attraverso un pianeta, il nostro, che attraverso 12 appuntamenti millenari continuava a sciorinare orbite appena superiori ai 360 giorni, strutturati in 12 mensilità, a loro volta costituite da una capacità rotazionale riassunta dalle nostre  24 ore, a ciò bisognava aggiungere la totale mancanza di risposte plausibili su chi avesse deciso di  suddividere numericamente in questo modo il tempo ed i movimenti terrestri. Poche risposte a fronte di tante domande, un vero fuoriclasse.

La grande caccia

Chiaramente la somma di ipotesi, deduzioni ed interrogativi, non fecero altro che rinfocolare in me il bisogno di  trovare altri validi esempi   da accomunare a quelli già acquisiti, per capire di cosa effettivamente mi stessi occupando. Certo mi rendevo conto che, in qualche modo,  il Suono sembrava aver costituito, nel lontano passato, un modo piuttosto “impossibile” per descrivere, costruire e dividere il tempo, come lo spazio, ma che la cosa fosse inaspettatamente rispettata anche dal  nostro pianeta, mi sembrava francamente troppo. Iniziai una vera caccia a  tutto ciò che potesse dirmi di “più”, per poter, in qualche modo, circoscrivere il fenomeno in un ambito perlomeno “umano”, anche se nel mio cuore sapevo dove  sarei andato a parare. Mi imbattei, quindi, attraverso le mie tumultuose letture, con alcuni esempi costruttivi che, dall’alto della loro “immensità”, potevano  in qualche modo  regalarmi altri indizi. Fu quindi la volta di Balbeck, con la Piattaforma degli DEI, a darmi nuove tracce di  ciò che stavo inconsciamente cercando. Qui, nella valle della Bekaa, fra il Libano e l’Antilibano, tutti gli imperi più importanti e possenti che si  succedettero  nello scacchiere storico umano, fecero a gara nel costruire i loro templi più importanti, anche se le capitali dei rispettivi imperi distavano migliaia di chilometri da questo posto leggendario. Così fecero i romani, che a Balbeck edificarono, in onore dei loro Dei più importanti, dei templi a dir poco faraonici. Furono loro a soprannominare TRE massi ciclopici posti a base della piattaforma in questione:

Trilithon,  ma ancora più importante, se vogliamo, fu la campagna di scavi qui, per la prima volta, portata avanti da ricercatori tedeschi ai primi del Novecento, i quali con  teutonica precisione diedero a quei massi magnificamente squadrati e storicamente immortalati dai romani, le loro attuali misure: 20 metri di lunghezza x 4 metri di altezza x 3,6 metri di profondità. Vista la mia attrazione irresistibile per i numeri, soprattutto per quelli degli Dei, utilizzai le germaniche misure ed il risultato fu quello che segue: 20x4x3,6 = 288.  Essendo tre i massi in questione, erano stati utilizzati qualcosa come 864 metri cubi di roccia solo per i i Trilithon, cosa che, chiaramente, li accomunava a tre diametri sonici di Collemaggio. A tutto’oggi non sappiamo chi abbia avuto la capacità di erigere la piattaforma degli DEI, attraverso massi molto simili come peso ed ingombro ai Trilithon, a 1200 metri di altezza, vero è  che qualcuno, come il Sitchin, da tempo dichiara che dei signori chiamati Anunnaki, di dubbia provenienza, in un periodo molto precisato della poco conosciuta storia umana, elessero quel luogo a Spazioporto per i loro velivoli, cosa a cui io non credo. Si perché ho la maledetta abitudine di vedere per credere e, come al  solito, venni in qualche modo  accontentato attraverso una magnifica immagine, ottenuta da un cilindro babilonese presente come repertorio al Museo di Berlino, di uno di quegli esseri, alati, come spesso erano rappresentati gli Anunnaki, che, guarda caso, esattamente come il Dio Anu, poneva grande attenzione nel  far vedere i suoi Orologi, la cui “disposizione” era chiaramente la stessa del dio mesopotamico. Il Rosone parlava di suono, come la Lista, il Labirinto,  la Precessione e Balbeck , mentre questi esseri “leggendari” portavano ai loro polsi il cuore del messaggio sonico, da me probabilmente rintracciato, costituita da OTTO PETALI e allora, visto che di Ottave si stava parlando e di note, come il RE, capace di vibrare alla Prima ottava fra gli acuti, a 288 vibrazioni al secondo, non poteva, forse darsi che, in qualche modo, mi stessi interessando di una scienza forse  non proprio terrestre, ma sicuramente sonica? Fu Giza …….

Michele Proclamato

 TERZA PARTE

La Chiave Sonica

Se da una parte, con impazienza, volevo ottenere delle “informazioni” dal Labirinto, dall’altra mi rendevo conto di non sapere come farlo. La cosa mi trattenne per qualche giorno fino a quando, in modo impulsivo, decisi di utilizzare un ”mezzo” per fugare i miei dubbi, in questo caso, del tutto irrazionale. Decisi, infatti, di ricorrere al ”Metro“ e di applicarlo al Labirinto per ottenere riferimenti utili a capire quale fosse il rapporto esistente con il Rosone centrale e l’Appuntamento Solare Solstiziale. Dico subito che la storia del Metro, come unità di misura, unanimamente condivisa, iniziò “solo“ nel 1790, ebbe ulteriori sviluppi nel 1872, per concludersi  nel 1960, era, quindi, senza dubbio la mia, una decisione se vogliamo insolita, spinta più dalla rabbia  del non sapere che dall’effettiva logica di chi segue un ragionamento scientifico, infatti, sicuramente, per la costruzione della basilica, del 1300, non era stato usato il metro come unità di misura. Indifferente a tutto ciò, mi recai impaziente a Collemaggio e, grazie alla cooperazione del locale direttore delle Belle Arti, ebbi a disposizione tutta l’area, finalmente sgombra di quelle sue opprimenti “panche” e: ”Misurai il Labirinto”. Il Luogo del Solstizio risultava essere composto da “6” Cerchi maggiori, tutti a loro volta suddivisi da “5” cerchi concentrici, proporzionalmente minori, bicolori, ma la cosa che per prima mi saltò all’occhio, fu il “Diametro” di quelle sei sfere, invariabilmente di 2 metri e 88 centimetri, mentre, costantemente, le misure intermedie, poste fra un cerchio e l’altro, erano di 1 metro e 44 centimetri. Ritornai immediatamente a casa poiché  i dati raccolti, stranamente, sembravano suggerire che  all’interno del Labirinto il Metro “funzionasse”, ma sicuramente la mia doveva essere una semplice suggestione. Con calma, riesaminai il tutto e notai come le misure prese, fossero  perfettamente compatibili ai riferimenti numerici ottenuti dal Prof. Santillana nel suo studio culminato nel Mulino d’Amleto, inoltre, in questo caso, le mie “misure” risultavano essere multipli  del famoso “72” di cosmica memoria. Mi sembrava di impazzire: com’era possibile? Non solo, attraverso una semplice  somma, i “6” diametri totalizzavano  17 metri e 28 centimetri, i quali, a livello simbolico, ma sicuramente temporale, potevano identificarsi con i 2\3 della Precessione degli Equinozi, pari appunto a 17280 anni. Probabilmente la mia non era una semplice “impressione”, il Metro, all’interno del Labirinto, aveva funzionato e lo aveva fatto attraverso multipli del 72, ora in qualche modo, potevo stabilire un qualche rapporto fra l’evento Solstiziale dettato dal Rosone Centrale e quei 6 Cerchi medioevali, soprattutto ed incredibilmente, qualcuno, 700 anni fa, nell’edificare quella basilica era stato in grado di trasformare il tempo precessionale  in spazio  costruttivo, attraverso la simbologia sferica del Labirinto, centinaia di anni prima di un signore chiamato Einstein: com’era possibile? Inutile dire come la mia testarda voglia di sapere fosse allora in grado di ottenere  solo una lunga serie di perché, sempre piuttosto umilianti. Comunque,  continuavo a domandarmi quale potesse essere il vero significato del Solstizio d’Estate,  visto che il tutto si consumava attraverso la “proiezione“ di un Settimo  Cerchio posto al centro dei “6” che avevo misurati. Senza saperlo allora,  stavo, a tappe forzate, avvicinandomi sempre più al mondo dei Cerchi nel Grano, ma in quel momento, l’unica idea forse utile ad avere altre risposte per ricomporre una specie di specchio di simbolismi, che credevo medioevali, era quella di avere il maggior numero di informazioni riguardanti proprio il vero costruttore della basilica: Celestino V.

Una grande sapere un piccolo Eremita

Purtroppo quel poco che si ricorda di un Papa che per soli tre mesi amministrò il Soglio di Pietro all’inizio del 1300, è collegato ad un  presunto “rifiuto” del suo “divino” incarico a favore del tristemente famoso successore Bonifacio VIII, rifiuto avvenuto più per viltà, come sentenziò Dante, che per altri motivi. Ma, mano a mano che i meccanismi solari del mio Rosone mi trascinavano nel mio studio, mi resi conto di come,  l’eremita Pietro da Morrone, prima di diventare Papa Celestino V, nascondesse in qualche modo, un sapere non proprio ufficiale, di primo piano, un sapere che aveva condensato nella sua opera regina: la basilica di Collemaggio. Qui, fermamente, volle diventare Papa a dispetto della tradizione romana, tutta imperniata su San Pietro. Oltre a questa sua presa di posizione “logistica”, leggendo di lui, venni a sapere che  volle “inaugurare“ la basilica, anni prima che fosse terminata, alla presenza di OTTO Vescovi, “stranamente” si era nel 1288 e la cosa, in qualche modo, mi incuriosì vista la strana presenza, in quell’anno, di quello che sarebbe stato il diametro dei Cerchi. Ma le “stranezze”, se vogliamo, continuavano se si considera che, sempre Celestino, appena diventato Papa, volle istituire la Prima Porta santa del Mondo, proprio all’Aquila,  subito dopo aver nominato OTTO nuovi vescovi. La ”sua“ Porta, posta sulla sinistra delle mura di Collemaggio fu, ed è, il luogo attraverso cui passare per vedere i propri peccati perdonati nell’ambito di una ricorrenza religiosa che “lui” istituì, chiamandola Perdonanza. Però, la cosa, per me,  piuttosto inquietante, in questa sua “decisione”, fu il constatare come, ancora oggi, la  “sua“ ricorrenza si consumi il 28/8 di ogni anno, in perfetta sintonia con le “mie“ misure. Al termine delle mie ricerche sospettavo sempre più che, forse, non fu la presunta viltà di quel “semplice” Eremita,  capace di costruire un tempio dedicato alla geometria sacra come Collemaggio, a spingerlo ad abdicare dal suo incarico papale, ma la terrorizzata constatazione, da parte del potere ecclesiastico, di trovarsi di fronte ad un personaggio in grado di gestire un sapere piuttosto “particolare“, che voleva far passare i peccatori in una ”Direzione” ben precisa della basilica, senza chiedere in cambio “nulla” per la loro ipotetica mondatura dai peccati. Forse, mai come in quel momento storico, proprio all’interno della Chiesa, si stava consumando una battaglia fra chi voleva utilizzare la Fede e Dio, solo per scopi Temporali e chi, attraverso la Fede e Dio, volesse consegnare all’uomo un “Nuovo” messaggio, scevro da ogni interesse materiale, capace di cambiare il destino spirituale  e civile dell’uomo. Di fronte alla Porta Santa mi ponevo tale domanda, questa volta con una certa risposta: Celestino perse la sua battaglia nei confronti della Chiesa ed immediatamente, ma il suo messaggio, a distanza di secoli, era ancora capace di stimolare gli uomini. Sentivo crescere in me ancora di più la voglia di capire cosa, quel “piccolo” Eremita, avesse  celato in quel luogo sacro.

Michele Proclamato

Lascia un commento